MAROCCO E LE CITTA’ IMPERIALI… TRA SPEZIE E CICOGNE, SULLE TRACCE DEI SULTANI
MAROCCO: Racconto di viaggio
“As Salam Alaycom”, “Benvenuto” in Marocco, lembo d’Africa, che non è cambiato molto da quando le superbe città imperiali furono edificate.
Rabat, Meknés, Fès, Marrakech, non sono più fotografie sui cataloghi di viaggio, ma sono, lì, pronte a svelarti leggende e segreti.
Ti bastano otto giorni fra souk e mercati, palazzi, moschee e case dipinte di bianco, azzurro e blu, per nutrirti di atmosfere uniche e indimenticabili.
Su piatto d’argento ti viene servito il vento dall’Oceano Atlantico. Spira a Casablanca, sospesa tra gli stili moresco e Art déco europeo e l’immensa moschea di Hassan II. Devi entrarci, perché è una delle meraviglie del 20° secolo, con il minareto più alto al mondo, 210 metri, sulla cui cima è montato un laser che punta verso la Mecca.
Soltanto dopo sei pronto per Rabat, la prima città imperiale, fondata nel 1150, e Meknés, voluta dal sultano Moulay Ismail, con sette porte, 40 km. di mura e le stalle reali.
Sorprenditi pure nel trovare le orme romane a Volubilis, la Pompei del Marocco, dove le rovine della Città Santa parlano ancora la nostra lingua!
In un baleno sei a Fès, il Marocco più vero, il cui tesoro più grande è la Medina, dove è obbligatorio perdersi nel labirinto di strade e nelle scorciatoie, che non sai dove portano.
Frutta secca, olive nere in cumuli, tintori di abiti usati, officine nere e polverose per piatti e scodelle di simil argento, in ordine sparso, ti corteggiano.
Specchi, braccialetti, gambe e zoccoli come mosche, galline e teste di mucca sventrate con mannaia convivono con montagne di tonde pagnotte di buonissimo pane arabo.
Devi stare attento, però, perché certe stradine sono così strette che, quando passa il mulo con il carretto, ti devi letteralmente schiacciare contro al muro…
Dopo aver assistito alla lavorazione delle pelli alle concerie, e aver annusato la menta per confondere gli odori, sei pronto per Marrakech, vera oasi alle porte del deserto.
L’ombelico del suo mondo è piazza Djemaa El Fna dove, in una sorta di ipnotico caos, convivono musicisti, danzatori, guaritori, scrivani, cantastorie, incantatori di serpenti e, soprattutto, venditori. Che dire del vicino Souk?
Che è così grande da non riuscire a girarlo tutto.
Dove le donne comandano, sono più libere, aperte e si muovono come gazzelle.
E, quando stai per ripartire, ti rendi conto di aver vissuto una di quelle esperienze che lasciano un ricordo indelebile, profumato di spezie, zafferano e the verde da bere caldo anche nelle giornate di sole.
“La parola buona fa le radici e fa crescere un albero con foglie verdi e rami grandi. La parola cattiva taglia le radici e non cresce nulla“, si dice da queste parti.
In un baleno, è giunta l’ora di: “Chukran Maa Salama”, “Grazie e arrivederci” a Marrakech, ai motorini scoppiettanti, ai clacson e alle carrozze, ai giardini gonfi di verde linfa.
Al Marocco, universo a sé, tassello di mondo dove tutto si mescola fino quasi a stordirti, con il sole d’Africa gentile a ipnotizzarti le narici con i profumi e le spezie color ocra.
A conquistarti, senza che tu te ne accorga!