MATERA… UN RACCONTO DI PIETRA LUNGO TRENTAMILA ANNI …
pietra. La stessa, dal paleolitico, piena di buchi nella roccia, i “Sassi” che, per trentamila anni, sono stati la casa
di uomini e animali, in uno sposalizio con la miseria, quella vera, nera, ma a
suo modo dignitosa e viva.
d’Italia”, nel 1952 Alcide De Gasperi ne sentenziò la completa evacuazione.
tutti dal Barisano, quartiere dei più abbienti, quelli che guardavano la
cattedrale da davanti.
dove i più poveri vedevano la cattedrale dal retro. Nel 1962, le ultime
famiglie furono prelevate, con forza, dalle milizie. Non volevano lasciare i loro “Sassi” per
andare nelle case popolari, ma dovettero farlo. E Matera si congelò in un fantasma dai grandi ochi vuoti.
Levi, esiliato dai fascisti a Matera tra il 1935 e il 36.
sorta di inferno di Dante sì. Che ci fosse un’infinità di bambini malati dalle
mosche che passeggiavano sugli occhi sì.
stenti sì ma non che fosse orfana di umanità. Era solo un’umanità diversa, abbandonata dalla
storia, devastata dalla malaria, in un luogo di desolazione, di superstizione,
di estremo e chiuso dolore eppure a suo modo ricca. Questa era Matera, un mondo di povertà e fatica,
dove il tempo era immobile al cospetto del nulla e della morte. Oggi, dopo 40
anni di abbandono, Matera è rinata.
cospetto dell’Europa dei colti, di coloro che sanno ben guardare e onorare finalmente
quegli occhi bambini su cui passeggiavano le mosche. E’ maestosa Matera, “espressiva e toccante di
dolente bellezza”, con le pietre bianche, i buchi nelle rocce e i musei dentro
i “Sassi” narranti verità non del tutto svelate, ma sottovoce. Inspira a pieni
polmoni il riscatto verso quel mondo che la disprezzava e che ora viene qui, ad
ammirare la sua unicità e il vero genio delle popolazioni che sono riuscite a
viverci.
faticoso passo.
conducono lassù, alle chiese rupestri, ai “Sassi” vuoti ma mai silenziosi, alla
collina dell’antica Civitas, alle rupi sentinelle, ai cimiteri coperti di
pietra.
sentire il respiro di una città che prima è vergogna e qualche decennio dopo è
Capitale Europea della Cultura.
bambini con le mosche sugli occhi descritti da Levi nel libro “Cristo si è
fermato a Eboli”, le loro madri, i loro padri, tutti i loro avi.
conferma che i cambiamenti, come i miracoli, sono sempre possibili. Poco importa se bisogna attenderli per
trentamila, lunghissimi, anni.