MOSTRA “STORIE DELL’IMPRESSIONISMO” a Treviso con Abaco Viaggi – 26 febbraio 2017
L’impressione, l’emozione che dà.
Parigi, tripudio d’arte, città di avanguardie. 1863:
L’opera d’arte è il manifesto di artisti. Parigi ospita il Salone d’ autunno per dare lustro ai pittori
in erba. La giuria dell’ Accademia, quando si trova di fronte a “Colazione sull’
erba” di MANET si scandalizza perché
Parigi è legata ai valori precostituiti.
La Borghesia imprenditoriale si
scandalizza. Nasce allora il Salone dei rifiutati e Manet è il precursore tematico
dell’impressionismo. Parigi è medievale sporca. La Senna è l’autostrada delle
sabbie, mattoni, lingotti d’oro. Tutto si basa sulla morale chiusa. I poeti
maledetti esprimono il brutto da dimenticare
ma i vip dell’ epoca non vogliono vedere il brutto. I quadri vengono giudicati
impressionanti. Rasenti la pornografia
come Olympia di Manet, di oltre tre
metri. Donna nuda sul letto fa scandalo, perché perfettamente abbigliata ma
nuda con dietro la Mami corpulenta e il gatto come simbolo di lussuria.
Olympia
fa scandalo quando è esposta al Salon del 1865; uno scandalo tale che ne
rende necessaria la rimozione. Ci sono borghesi che vogliono sfondarla con gli
ombrelli, tanto la trovano indecente. L’Impressionismo si estingue nel 1893 e noi dobbiamo decifrare lo stile, il
tema, l’emozione. Dobbiamo leggere l’andatura
del pennello che imprime per creare l’impressione.
L’ impressionista svirgoletta
con pennellate veloci dal basso schizzando verso alto. Non c’è mai omogeneità né
limpidezza. Il quadro appare difficile
da decifrare.
Mi devo spostare perché mai
c’è il contorno ma accosta i colori per il gioco di luce facendo nascere
le sfumature. Non c’è l’idea esatta della
figura. Come i bambini, contorna sempre con colori scuri, neri, marroni.
E’ la funzione
razionale che, secondo Kant, nasce dal
bisogno di scatolare pezzi di vita. Dietro ogni quadro c’è un artista con un obiettivo:
rappresentare pezzi di vita quotidiana, la realtà di tutti ma mai perfettamente delineata. L’arte impressionista dà l’immagine offuscata della
realtà di cui abbiamo solo la percezione e la conoscenza avvolta da carta velina.
MONET fa di più.
Il suo è un impressionismo a tutto
tondo. Pennellate veloci, nevrotiche con l’obiettivo di cogliere velocemente la
vita. ROUEN ci dà i cicli sullo
stesso tema a ripetizione, in rapida scansione.
Dipinge la stessa cattedrale nei
vari aspetti. Con il vento, la
nebbia, la pioggia in orizzontale, con i
fiocchi neve. Per varie emozioni. Così
nello “ Stagno delle Ninfee” 36 tele di polemica, il ciclo di un mondo che ha voluto creare. Così Manet dipinge la città di Le Havre con
intento polemico. In Normandia e Bretagna
la natura è incontaminata. Unica barchetta nel mare. Sole che nasce. Le tinte
scendono verticalmente in una polemica implicita contro la rivoluzione. GAUGUIN
restiruisce il contorno alle figure.
Nel 1889, in Bretagna, dipinge il
Cristo giallo che fa scandalo. Per lui è il giallo del grano, prima forma di eucarestia. Pone di fronte la nascita
e la morte, il dopo la fine. Si nota contorno e razionalità, nitidezza.
Guauguin
è legato al simbolismo degli anni 90. Va in Polinesia, luogo d’ amore per eccellenza. CEZANNE ripropone la linea di contorno e spezzetta
le figure in piccole figure geometriche.
Pone fine così alla pittura impressionista che cessa di esistere.
Genio incompreso del suo tempo, scompone
con la geometria, anticipando di quarantanni il cubismo di Picasso.
VAN GOGH e lo scandalo dei “ mangiatori
di patate”. Cinque persone attorno a un tavolo con nulla nel piatto. Una
terrina piena di patate, la caffettiera di
peltro, l’unico lume, l’unico quadro, l’
unico crocifisso. Povertà, mani nodose.
Spreme
i colori dal tubetto nel quadro “I Cipressi” che rimandano
dalla vita terrena a quella ultraterrena. Il suo è desiderio di ritorno alla vita
non di morte. Van Gogh, in dieci anni di pittura, realizza 843
tele. Immagini come tormenti.
Pennellata
come vortice mentale. Tipica immagine che incanala il modo di vedere la realtà
di un artista difficile da comprendere.
L’unica pittrice donna in mostra è l’amante e modella di Manet, BERTHE MORISOT,
con “ Donna e la bambina in un prato ” del 1882.
con Tamara e Stefania
Piazza dei signori
Stendiversomio… geniale
Forse non esiste ma rende davvero l’idea di un raccoglitore di versi.
Ketti
tanta gente ma ne è valsa la pena