MOSTRA VINCENT VAN GOGH “TRA IL GRANO E IL CIELO” a VICENZA e visita città – 7 gennaio 2018 con Abaco Viaggi
e il 1890, dipinge 1500 tra dipinti e quadri e scrive 927 lettere al fratello Theo. Vincent non frequenta corsi di disegno e
pittura. Inizia da autodidatta, copiando da Millet e dai manuali delle accademie. Il primo disegno
” I 2 zappatori” esprime la fatica che riprenderà dieci anni dopo nel quadro “I 2 zappatori” a colori, spremendolo direttamente dal tubetto sulla tela.
e copiano dal vero i contadini perchè costano poco. Con l’acquerello crea il contesto
paesaggistico. Usa la tecnica mista nei 5 anni olandesi. Poi a Parigi usa colori a
olio. Studia i maestri contemporanei, dipinge le donne che cuciono e
tessono. Non filtra mai la realtà per descrivere ciò che prova nell’ osservare
l’intimità delle case. Nel quadro “Donna che allatta” la stanza è piatta, solo nei successivi gioca sul
contrasto di luci e ombre con tocco di luce sul gatto e sulla tela. Aggiunge
dettagli come le vene nelle mani, che sembrano quasi fotografate. “I salici”, dove vede le
vene delle mani dei vecchi. Quadri come pagine di diari attraverso la
pittura. Elegge i mulini a vento quali simbolo d’ Olanda. All’Aia, nel 1881- 83, rende la prospettiva cromatica come nei quadri ” Natura morta con cappello di
paglia” e “Donna che macina il caffè”. Conosce e si innamora di un’ex prostituta incinta e già con un figlio e, con lei, crea la famiglia
allargata. La sua è un’indagine psicologica tra
gli elementi della famiglia. E’ affascinato dall’ affetto di madre che lui non ebbe
mai perché di sentiva il non voluto, il rimpiazzo di un fratello morto. “Donna con cuffietta
bianca” e “le carbonate” sono quasi macchie di colore piegate sotto i sacchi. All’Aia frequenta gli ospizi e si affeziona ad Adriano, calvo, in un disegno
emblematico di chi ha premeditato il gesto estremo. A fine 1884, Vincent torna dalla famiglia a
Nuenen. Incontra i tessitori, dipinge “Il telaio con tessitore” a olio, i “Coltivatori di patate” con contadini e umili messi in modo speculare, molto
scanditi e ordinati. Avrebbe voluto realizzare maggiore comunicabilità.
Serie di “Ritratti a Nuenen”. Signora madre di famiglia con cuffietta azzurra non più
bianca. Lino grossolano contro cui risalta il colore della pelle. Testa di uomo
con la pipa. Dopo un anno di studio nelle case dipinge “Mangiatori di patate” quadro molto
criticato da Theo. ma Vincent voleva rendere l’idea di come questa famiglia si trovasse la sera a
mangiare insieme. Illuminata dalla luce divina. Simbolica di come scorra amore, nonostante la fatica e la miseria. Van Gogh non ha
più i soldi per pagare i contadini perché il Pastore li pagava affinchè non posassero per lui. Allora, inizia a osservare la natura, le patate marce ammuffite su mare inesistente, le pere dal rosso all’arancione al giallo.
Montmartre. Cerca di imparare
varie tecniche per costruire la propria tecnica. Nell’estate del 1886 entra in contatto con Adolf Monticelli da cui impara a spremereil tubetto sulla tela. Nel 1887
raggiunge l’ apice con gli impressionisti e la pittura all’aria aperta. Il 20 febbraio va ad Arles, città nota per la bellezza delle donne e dei paesaggi. Nel quadro “Il ponte di Langlois ad Arles”
rivede il proprio paese nel paesaggio. Usa il colore giallo per comunicare la vibrazione provata. Tira
il colore con il dorso del pennello. Il sole è rotondo, la linea blu dell’orizzonte taglia in due
il quadro. Colore ed emozione. L’indaco corrisponde al profumo di lavanda che si
riflette nel cielo in “Il mare a Les Saintes Maries”. Il 16 settembre 1888 si trasferisce nella casa
gialla. Il 3 ottobre si espande con i filari resi con il colore bagnato e
impasto emotivo. Il cielo è bianco blu e nero. “Il vigneto verde.”, ” Natura morta
con piatto di cipolla” sono quadri di questo periodo. Dall’ 8 maggio 1889 al 20 maggio 1890 resta in
ospedale per cure mentali, dove è costretto astare chiuso per crisi epilettiche. Ha due stanze di cui una adibita ad atelier. Dipinge ” Il giardino dell’istituto a Saint Remy” con pennellate larghe che si diradano. Dal 9 giugno può uscire e di sente un fiume in
piena. Gli ulivi sono visioni. Tenta il suicidio senza riuscirci. Viene rinchiuso in una stanza perchè la natura provoca vuoto, un reflusso nel
passato. In 70 giorni dipinge 70 opere ” Il Seminatore”, vestito di azzurro intenso e reale. “Vecchio che
soffre”. vestito di azzurro, con lieve fuoco che è la speranza. ”
Paesaggio con la pioggia”.
giorni, dove rimane insieme al fratello Theo, rifiutando ogni cura e fumando la pipa. Il 30 luglio viene sepolto nel cimitero di Auvers-sur-Oise (Francia). Vicino a lui il fratello Theo, mancato 6 mesi dopo.
solo centro storico, racchiuso tra il torrione e lo slargo, in pochi
metri, ci sono palazzi di stile veneziano e venti in stile palladiano. L’elemento che la caratterizza, infatti, è proprio Andrea Palladio
(Padova 1508, Vicenza 1580), figura di spicco, da metà 1500 a oggi. Palladio, architetto che ha influenzato larchitettura mondiale, quando
arrivò a Vicenza la trovò già strutturata, ricca di duemila anni di
storia, quindi città ideale per lavorare, già con grande concentrazione
di palazzi.
partiva da Genova, toccava Aquileia e Vicenza. Dalla struttura
regolare, a griglia, la città è tagliata
a metà da Corso Palladio, corrispondente al decumano. Con
la caduta dell’ impero romano e le invasioni barbariche, crebbe nel
1100 ma
schiacciata da Padova, Verona Scaligera, poi dai Visconti di Milano e da
Venezia, protettrice e garante di pace. Palladio lavorò qui in un
periodo d’oro ma, alla sua morte, i suoi palazzi erano troppo costosi e
incompleti.
riferimento religioso della città, con il palazzo dell’ Arcivescovo
adiacente. Della metà del 1400, ha la facciata con spiovente
ondulato e sorge nel luogo dove c’era la prima chiesa della città.
Danneggiato dalla guerra
mondiale, fu centrato in pienoe ricostruito esternamente in modo
fedele. PIAZZA DEI SIGNORI: centro della vita politica, di incontri.
in stile veneziano e palladiani, tra cui primeggia la Basilica
Palladiana, chiamata così dal palladio perchè a Roma i palazzi pubblici
erano le Basiliche. Prima di Palladio era un palazzo del 1400, palazzo
della ragione, con unica sala al piano superiore, sotto i negozi,
carena di nave rovesciata in alto.
Palladio risolse in modo brillante il problema statico, il dislivello
tra le piazze, con arcate identiche ma diversi spazi tra le colonne. Il
portico è rimasto integro anche sotto i bombardamenti. La Basilica venne
terminata 30 dopo la morte di Palladio. Accanto, c’è la Torre
civica, non è un campanile.
Dal 1994 è inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Lo splendore di Vicenza risiede nella teatralità delle opere del Palladio.
Città piccola ma ricca e accogliente, meritevole di una visita, non solo per la mostra di Van Gogh.