JAIPUR - OCCHI VERDI MADE IN INDIA - Racconto 2011

JAIPUR: OCCHI VERDI MADE IN INDIA  – Racconto 2011

JAIPUR: OCCHI VERDI MADE IN INDIA – Racconto 2011

A Jaipur: Novembre 2011   Ho scritto questo racconto in Viaggio in India.
Il cuore della città vecchia di Jaipur è qui, con i maestosi palazzi che i Maharaja fecero dipingere di rosa in
segno di ospitalità. Lo smog non lascia spazio al sole. L’aria è polverosa e secca. Entra nella gola e smorza il respiro. L’assedio di mendicanti mi distrae dalle meraviglie architettoniche e dall’urgente colpo di tosse mentre la nebbiolina s’infittisce e le fisionomie umane si incollano fra loro e a me. Lingue forestiere a cantilena  velocissima bombardano le orecchie per vendere penne e cartoline.  Con un po’ di  timore guardo meglio quei  giovani maschi, che si confondono con mamme bambine e neonati semi nascosti dai  sari.
Tra il frullare di mani e visi, uno attira la mia attenzione  e  mi fa uscire  un  “Che begli occhi”.  Il resto sparisce d’incanto e rimangono solo loro: due, straordinari, occhi verdi. Due pagine di vita spalancate sul viso di una giovane ragazza. Occhi luminosi e sereni, con un sottofondo di dialogo le cui parole sono il battito di ciglia ed il tremolio impercettibile dell’iride.
Mi entrano nell’anima come scheggia bollente.
Noto la profonda cicatrice  sotto le labbra carnose e l’anello d’argento sulla narice sinistra, i capelli neri orfani di pettine, con riga indefinita sulla testa. Io guardo lei, lei me. Ha la sua bambina di pochi mesi in braccio, che le assomiglia in tutto. Ma la tiene indietro, quasi a proteggerla da sguardi indiscreti. Col sari verde e rosa un po’ sciupato, si fa avanti rispetto agli altri e  mi dona un sorriso di denti bianchissimi,  diradati a tratti,  concedendosi alla fotografia.
Dopo il mio click la sua mano mi tocca il braccio nell’evidente attesa di alcune rupie. Una saetta nella pancia mi fa guardare meglio quella mano calda sulla mia pelle. E’ piccola, affusolata, ambrata e sporca. Le unghie contornate da un sottile profilo nero. Ma il tocco è dolce e lei mi fissa dalla testa ai piedi con intensità decisa e supplichevole. So che non è giusto darle denaro,  che  tra quei ragazzi che vendono bracciali c’è sicuramente qualcuno  pronto a rubarglielo o a picchiarla.  Ma con me ho
solo la macchina fotografica e glielo spiego come posso, in un miscuglio di gesti e parole. Lei  abbassa lo sguardo,
rassegnata e delusa. Un brivido ghiacciato dallo stomaco ai piedi va di pari passo con il rosario di pensieri, ormai padroni
della mia razionalità.  E  sento la mia voce dirle  “Sei bellissima” .
Mi fissa  ancora. Continua a sorridere, con la mano tesa e mille discorsi  ingabbiati nell’iride dei suoi occhi verdi.   un
tratto il suo sguardo si posa sul mio bracciale di perline bianche  e luccicanti.
Apre la bocca disegnando un “Oooh” di meraviglia,  inarcando le  sopracciglia perfette. 
L’idea di darglielo scocca proprio  quando sento gridare il mio nome  da una voce familiare che mi dice “Sei l’ultima, vieni”. Corro sulle strisce pedonali, schivando auto e moto impazzite. In un baleno salgo sul pulmino arancione già in moto
che parte mentre la porta è ancora aperta.  Mi siedo al mio posto e con lo sguardo fino all’ultimo finestrino rincorro  quella
ragazza, la “Mia” ragazza dagli occhi verdi. Ma è già di spalle. Non leinteresso più. 
Di lei mi rimangono una fotografia
e un  braccialetto di perline bianche e luccicanti che non sono riuscita a regalarle.
Un viaggio in India è qualcosa di più di un semplice viaggio
geografico. E’ un viaggio dell’anima verso l’ignoto in una Terra dai mille
colori. Una Terra di perle, spezie, elefanti, uomini e Dei.
India vuol dire molte cose.  Un popolo ospitale e garbato, molte lingue,
paesaggi estremamente diversi  e un
passato ricchissimo che ha lasciato profonde tracce. Un mosaico di culture su
cui domina il tollerante Induismo, con la sua dottrina di pace e serenità. 
Una vita freneticamente spirituale  dove la gente incuriosisce per i modi
rilassati e la mancanza di gesti mentre parla. Sempre pronta al “Namaste” a
mani giunte, “Dio sia con te”.  
Un miliardo di persone concentrate in un Paese di accesi e
animatissimi contrasti.  Strade
affollate, le voci mistiche dei bonzi, uomini dai bianchi vestiti sulla pelle
scura e donne ornate di henné e gioielli, che le fanno assomigliare a vere
regine.  Mantra e yoga in paesaggi superbi
e scorci naturali da brivido. Santuari sempre  affollati.
India, un film tridimensionale da annusare, toccare,
guardare senza certezze, senza coerenza, senza pietà.
Con spavento e armonia,
pietà e ammirazione,  brividi di
morte e adrenalina del vivere.
Nel Rajastan, la
terra dei Marajà,  i contrasti si
amplificano. Maestosi palazzi, sari fluttuanti e coloratissimi, hotel 5 stelle
a un soffio dai tuguri, donne-bambine già prostitute.
 Scene da guardare da dentro, con l’intensità del nemmeno immaginato. Crudità celebrata dal fasto, povertà adattata al volere
del più forte, devozione come destino. E sorrisi e calda ospitalità proiettata al futuro, con ragazze in motocicletta,
cellulare per compagno, Honda come status-simbol, Valentino sulla pubblicità delle divise delle scuole private.  
A New Delhi clacson
impazziti, caos e poi… improvvisi, hotel di lusso, in mezzo a chi non ha nulla,
nemmeno  un tombino per casa. Donne
piccole avvolte in sporchi sari, si stendono a dormire, con vecchi e bambini
nudi. Ogni minuto ne nascono 51  in
India! Visioni da cottolengo a cielo aperto accanto  al grande Tempio del Sick.  
A Jaipur,
la città dipinta di rosa,  tuk tuk,
risciò, carri trainati da dromedari, mucche con la gobba che mangiano sassi e
plastica e  donne che scopano le strade, convivono.
 Piccoli mendicanti della casta più
bassa, gli “intoccabili”, dai piccoli denti bianchissimi e grandi
occhi scintillanti, sono pronti a mettersi in posa per poi chiedere la mancia.  
Padroni solo delle loro quattro ossa, rannicchiabili
a esigenza, di un sacchetto di plastica da accendere per scaldarsi, di un posto
qualsiasi per liberarsi dagli escrementi. L’occhio è indeciso se posarsi sulla
meraviglia dei palazzi o sulla moltitudine umana.  Nella parte nuova della città dimorano i
politici, tra cui Sonia Gandhi. Tutto è pulito, in ordine, con i soldati
davanti a ogni casa. Sembra di essere in Canada, tanta è la cura che si nota
ovunque.
Tra il Forte Amber
dove passeggiare in groppa all’elefante,  Agra  con il
 Taj Mahal, tra le 7 meraviglie del mondo, palazzi reali, templi e affollati
mercati, si sfuma l’India del nord.  
Immondizia umana e meraviglie dei Marajà, santoni nudi e
matrimoni sontuosi, l’odore di sterco umano, animale e quello delle verdure
fresche sui carretti. India, dove l’animo si piega all’attrazione dello
spettacolo quieto dell’assoluta povertà e della grandiosa magnificenza, viso a
viso. Da vedere assolutamente, almeno una volta nella Vita!

 

 

                                                                                                                            



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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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PIERINA

RACCONTO FINALISTA AL CONCORSO DONNAèWEB CONTEST

8 Dicembre 2011

Mauro Daltin

Ricordo ancora questo tuo bel racconto. No, no, sei tu il motore del tuo racconto, io non c'entro nulla. Sono felice di questo volo nel web femminile, te lo meriti. Grazie a te del tuo entusiasmo e delle tue parole. Un abbraccio forte.
Mauro

8 Dicembre 2011
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