Parma e i castelli, nella terra di verdi: Magnificenze inaspettate
Pensi a Parma e visualizzi la barba bianca di Giuseppe Verdi.
Canticchi il Nabucco e ti chiedi cosa ci sia di speciale a Parma, oltre alla musica.
Ti piacerà sapere che per i Greci Parma è “Crisopoli, Città d’oro” e che non assomiglia a nessuna delle altre belle città d’Italia.
Lei è molto, molto di più.
E’un palcoscenico che attende proprio te, per raccontarti la sua storia man mano che entri in contatto con la gente e la memoria dei luoghi. Con i teatri Regio e Farnese, con le chiese vestite di capolavori d’arte, la Cattedrale… un vangelo per immagini, il Battistero… simbolo della città come lo è la torre per Pisa. Con il centro storico, verdissimo e finemente ricamato, dove il passo si fa danza e l’occhio indugia sui particolari e sui colori. Senza timore di perderti se fai sosta davanti ai portoni che si aprono su incantevoli cortili.
Parma è un affresco fatto di case colorate in fila, di un raggio di sole che attraversa le chiese, di voci che rimandano al tempo trascorso.
E se, poco poco ti allontani dal suo ombelico, scopri un altro mondo che mai ti aspetteresti.
Nel regno dei cento castelli, eleganza, sontuosità, arte e leggende sono pronti a stupirti e a conquistarti. La “Signora della Bassa” ovvero Soragna, ti accoglie sul ponte levatoio dell’antico castello, ti introduce nel cortile, ti presenta le statue mitologiche e tu dici “Ma come è possibile? Una residenza così sfarzosa in mezzo alla campagna?” Percepisci perfino l’alito del fantasma di “Donna Cenerina” che a te regala visioni, sfilata d’arte, clip pittorici, saloni stupendamente decorati. Al pari, se non di più, rispetto ai castelli più blasonati d’Italia o esteri.
Una manciata di chilometri e un’altra suggestione è lì, per te, a San Secondo, nella profonda bassa parmense. Le sale del castello sono abbellite con sfarzo e quelle di rappresentanza hanno il sapore della mitologia classica. Ancora stupore quando entri a Fontanellato da un lungo viale alberato e, quasi all’improvviso in uno slargo maestoso, compare la Rocca Sanvitale dove eccelle l’opera del Parmigianino nelle sale nobiliari.
Castelli, rocche, manieri si avvicendano nella terra bagnata dal Po. Nella terra di Verdi, di Toscanini, l’Arturo direttore d’orchestra, di Guareschi, il padre di Peppone e Don Camillo. E del prosciutto, quello che anche in America chiamano “Parma” e della pasta Barilla che scrive qui la propria storia. Parmense, come la violetta odorosa di Maria Luigia D’Austria, moglie di Napoleone, che inventò il profumo “Violetta di Parma”.
Ma il pensiero si concentra di nuovo sul Maestro e urgente si fa la tua voglia di solcare le sue stesse zolle. Vuoi vedere la modesta casa, oggi monumento nazionale, dove egli nacque, a Roncole, ma anche la lussuosa dimora dove visse con Giuseppina: Villa Verdi a Sant’Agata, protetta da un romantico parco di alberi esotici. La vita di quel Verdi bambino, poi adolescente innamorato della musica, infine uomo e compositore maturo, diventa tua nella porzione di tempo della visita. Foto, pianoforti, biblioteca musicale, ritratti, guanti e cappello e il letto su cui egli morì nel 1901 trovano respiro nel tuo guardarli, nello spazio di un battito di cuore. Hai la certezza che Giuseppe e Giuseppina, geni solitari e innamorati, vogliano ringraziarti per la tua visita, per il tuo sguardo amico sulla loro intimità mai svelata, invitandoti però a trattare con garbo le loro confidenze. E a tornare ancora a Parma, terra già solcata dai celti e dai romani. Terra di
musica, spettacolo e cultura. Terra di profumi e sapori che i più credono scomparsi e che solo madre natura, qui pienamente rispettata, sa offrire con genuina semplicità e amorevole cura. Come si faceva una volta.