SERBIA e MONASTERI: dove si fa presto con calma
Serbia, un nome sconosciuto se non pensato all’interno dell’ex Jugoslavia. L’idea di trovarvi tracce di guerre passate ma non da molto,tempo fermo e calmo, sono gli elementi che fanno nascere la curiosità di andarci.
24 agosto 2011:
Il sole già dal mattino è una palla di fuoco sorridente. E’ energico e promette giornate caldissime. Lasciate l’Italia, la Slovenia e la la Croazia eccoci in Serbia, ricca di bellezze naturali e perfino dell’unico deserto europeo, fiumi, laghi artificiali, montagne. Nessun cartello annuncia la capitale serba ma ci arriviamo lo stesso a BELGRADO.2000 conflitti in 2000 anni! 2 milioni di abitanti su una superficie di 300 kmq. E’ stata distrutta ben 40 volte. Belgrado: 35 piazze, 5500 strade, 16 isolette, la confluenza della Sava nel Danubio, è divisa in bassa, alta e nuova ovvero la Beograd moderna. E’ città dal viso sfregiato da più guerre. Dalle grandi costruzioni dove la gente vive in gabbie per polli.I muri sembrano di cartone, tende a penzoloni come i fili della corrente. E poi, di fronte, l’hotel di lusso, con il pianista che accompagna la cena. Il popolo serbo vive OGGI perchè NON SA cosa può succedere domani! La Serbia vive un periodo di transizione. Non esiste l’economia. Le fabbriche non vanno bene perchè tutto viene prodotto in Corea. Il salario medio è di 250 euro. La disoccupazione del 22%, soprattutto giovanile.
25 agosto:
Verso i monasteri della Serbia, ad incontrare la chiesa ortodossa, i monaci che vivono un’esistenza di silenzio e preghiera. Luoghi dove si trova ancora l’umanità, una parola buona gratuita. La storia dice che molti monasteri sono stati distrutti dai Turchi che entravano a cavallo nelle chiese e distruggevano i mosaici e le opere d’arte bizantina.
Il monastero di MANASIJA è a 130 Km da Belgrado. Sulle strade non ci sono segnali perchè i pali di ferro vengono rubati dalla gente che ne fa griglie e similari.
Qui vivono le monache che producono miele, vino, oggetti artistici dal 1405. Una monaca fanciulla ci aspetta nella chiesa ortodossa. Ripete di non fotografare. “No camera”. Bianca in viso e sorridente, coperta di nero. Solo il volto al sole e metà fronte. Sopracciglia arcuate ed occhi neri. Mani affusolate e bianche. Un’altra monaca, magrissima, con occhiali dalla montatura dorata, è addetta al piccolo shop. Parla l’essenziale in un perfetto inglese ma il suo tono è arcigno ed autoritario.
Fa caldo. Il termometro segna 40°. Riprendiamo la strada che ci porta in ristorante a Kraljevo. E’ dissestata. Il panorama propone distese infinite di campi, ciuffi d’albero, case sparse. E’ la SERBIA VERA dove si vive della terra, si mangia bene, si lavora tanto, si balla, si canta. SI FA PRESTO CON CALMA! Non esistono treni. Si viaggia in autobus. Ci sono le terme ma c’è urgenza di servizi, strade, alberghi.
Da Kraljevo, sulle sponde del Danubio, la meta è il Monastero di STUDENICA, a 50 Km. E’ tra i monti ed una brezza leggera vestita di verde ci dà il benvenuto. Anche Lazar Jovic, il giovane teologo che ci accoglie è cortese. Ci dice di sentirci a casa nostra. Entriamo nella chiesa mausoleo di Re Stefano, il fondatore, morto nel 1230. Il miracolo che lo riguarda sta nel fatto che il suo corpo è intatto dopo 800 anni. E’ chiuso in un sarcofago. Lazar ci chiede se vogliamo vederlo. Gira la chiave,solleva il coperchio. Coperto da un drappo verde e dorato, si percepiscono il corpo, la barba, le mani, i piedi. Si vede una striscia della fronte di Stefano il Coronato. E’ pelle. Non è mummificato. Lazar lo bacia, lo accarezza e richiude il coperchio. Fa un certo effetto anche perchè dal sarcofago esce un odore particolare, non sgradevole, quasi di incenso bruciacchiato. Osserviamo gli affreschi della chiesa, datata 1207. Solo gurdandoli con amore si possono capire. Anche se tantissimi sono i buchi causati dagli eserciti bulgari che sparavano coi fucili e volevano distruggere i volti e gli occhi delle persone rappresentate, come la Madonna, il bambino, Gesù crocifisso, originale del 1208.
Visitiamo la chiesa piccola. Originali sono gli affreschi che rappresentano la Madonna e gli episodi della sua vita. Entriamo nel refettorio S. Sava, del 1215, con soffitto in legno, tavoli di marmo bianco, pavimento di pietra, il forno, lo stemma della famiglia Nemanic e dello stato serbo. “Solamente la concordia può salvare i serbi”. Dietro il refettorio c’è il tesoro del monastero.
Passeremo qui la notte. Nella foresteria. Dopo la cena frugale in refettorio, spazio alla passeggiata nel silenzio circostante. Io mi avvicino al caseggiato dove vivono i monaci. Vedo uno, molto anziano, seduto su una sedia intento a leggere. Ha la barba lunga, candida, e dà un senso preciso di perfetta beatitudine. Un concerto di cicale che friniscono inneggia al manto stellato. E’ emozione particolare entrare nella piccola cameretta, essenziale ma accogliente. Dalla terrazza in legno respiro aria pulita e silenzio tra le montagne della Serbia, così sconosciuta, così lontana. Il sonno è interrotto da abbaiare di cani, miagolii di gatti, frullar d’ali di uccelli festanti,suoni brevi di campane, alle 5.30 e alle 6.15. L’alba è chiara. Gli occhi sono vispi di buon mattino. Colazione a base di tè, pane, marmellata, margarina e…sardine in scatola.
26 agosto:
Si parte per il monastero di Zica a Kracujevac. 60 Km da Studenica. Qui ci sono le monache, indaffarate per la festa ed il congresso che parla di loro del 1° settembre. Per gli 800 anni del monastero! Arriveranno qui moltissimi ortodossi e tanti sono i lavori in corso. Ci accoglie una gentile monaca novizia. Entriamo nella chiesa di Zica, la più grande. si passa sotto una porta di marmo, filigranata. L’iconostasi ha il marmo dei templi di San Sava. Nuove le icone, così come il lampadario. La luce delle icone e degli affreschi illumina chi guarda e ciò che ha dentro, secondo i dettami della pittura bizantina occidentale.
Ci trasferiamo a Arandelovac per il pranzo, la città dell’arcangelo Michele, fondata nel 1820. Nella sala dei principi del ristorante “Alessander” ci sentiamo dei veri nobili! Nel pomeriggio raggiungiamo il mausoleo della Famiglia Caragiorgevic, costruita nel 1930. Marmo bianco per il mausoleo di Alexander, principe di Serbia dal 1842 al 1858. Affreschi perfetti, da ammirare a bocca aperta, così come il museo annesso e la casa tipica serba.
75 Km per Belgrado: torniamo in città! Dopo la cena via in centro, sulla SCADARLIA, la via tipica dove le antiche case sono state trasformate in ristorantini che, in fila, ospitano migliaia di persone. Ogni ristorante ha un gruppo folcloristico che suona e canta. Allegria, vivacità. In netto contrasto con i silenzio assoluto della sera prima.
27 agosto:
BELGRADO si rivela e mostra le diverse facce. Prima tappa è la Tomba di Tito, sepolto nel giardino invernale per sua volontà dal 1980. Il sarcofago è semplice. Pesa 9 tonnellate di marmo bianco. Il museo ospita i doni che Tito ha ricevuto dalle più importanti personalità del mondo. Entriamo nella Cattedrale di San Sava, in costruzione. Marmo bianco di Grecia, cupola da seimila tonnellate. Tra due anni sarà finita e 200 artisti realizzeranno i mosaici.
Interessante è sapere che i fondi per la costruzione vengono dati dai lavoratori serbi all’estero. Sul piazzale bimbi zingari tendono la mano. Fanno la consueta tenerezza ma alzano la soglia d’attenzione.
Passeggiata alla Fortezza Alimeda, con la tomba del sindaco di Belgrado nel parco, rallegrato anche da bancarelle colorate, il Monumento Vittorioso costruito dopo la 2° guerra mondiale, la confluenza della Sava nel Danubio, con punto panoramico bellissimo. Piazza della Repubblica, pieno centro di Belgrado, con i negozi, pranzo a Scadarlia e passeggiata sul Danubio. Dopo l’intensa giornata ricca di immagini,
cena tipica in locale davvero caratteristico, con tovaglie e tende ricamate da vecchie mani, portate luculliane e allegria.
A consolare la leggera virgola di malinconia all’idea che il tour in terra serba stia per finire.
28 agosto:
Cosa mi ha lasciato la Serbia?
L’idea di sofferenza ma anche di cordialità e simpatia della gente. La calma e l’idea di una storia subìta e ferma, anche nel terzo millennio.
Il popolo serbo vive OGGI perchè NON SA cosa può succedere domani!