SUA MAESTA’ IL CALCIO, libro di MILTON FERNANDEZ 1 febbraio 2014
Nella sala degustazione di Ferrin, l’Azienda agricola che ormai si merita il fregio di fulcro culturale del comune di Camino al Tagliamento (Udine), ecco la preziosa opportunità di conoscere da vicino Milton Fernandez, tra l’altro ideatore e conduttore del Festival della letteratura di Milano, giunto alla terza edizione.
Il libro “Sua maestà il calcio” entra così, con la stessa naturalezza del sorriso del suo autore e della gestualità del presentatore. Frizzante, già dall’ouverture.
Fabiola Tilatti Ferrin, come sempre, discreta e raffinata padrona di casa
“E’ un libro veramente bello – esordisce senza preamboli Claudio Moretti – e bello è la cosa giusta da dire.
“L’Uruguay è stato sotto la dittatura dal 73 all’86 – narra Milton – (e già la storia pulsa). Ho passato l’adolescenza sotto il regime ed è stata dura per chi, come me, aveva la passione per l’arte. Ascoltavamo di nascosto le cassette dei cantautori proibiti ma la musica aiutava a far cambiare le cose. Ho dovuto abbandonare il mio paese e avevo due scelte: venire in Italia o andare in Spagna. Ho scelto l’Italia. Ma per un anno – pensavo. Invece sono qui da 30. Ricordo il mio paese, con una unica strada come nei film del far West. La sera ci si riuniva dal nonno che raccontava. Era un bugiardo fantastico! Con il senso dei tempi che amministrava da grande attore. Aveva la cultura insita nella sua storia. ” L’uomo più colto del mondo non ha mai letto un libro”.
Ascoltando lui e le storie che mi venivano raccontate pensavo “Anch’io voglio fare questo”.
Il libro racconta come il calcio entri nella vita di ciascuno di noi, anche in chi non ne ha interesse. Parto dal grande evento del 1950, il Marcanazo, che celebrò la disfatta del Brasile nello stadio Maracanà. Negrito era uno dei campioni della squadra dell’Uruguay e io l’ho incontrato una notte in taxi. Gli ho dato tutti i soldi che avevo guadagnato con uno spettacolo e lui mi ha raccontato fin che quei soldi erano finiti. Gli ho chiesto “Cosa si prova ad entrare in uno stadio di 70mila spettatori, il più grande?” E lui ” Non guardavamo in su. ognuno era lì con la propria storia e non diceva “Oh!” ma pensava ” Se sono qui qualcosa ho fatto!”. Una partita che fu un’epopea ma mai persero l’umanità. Né vollero festeggiare la vittoria né furono pagati oltre 250 dollari ciascuno. Il capitano, cui fu regalata un’auto di seconda mano che gli fu rubata dopo una settimana, fece avere a tutti 500 dollari come a lui “Non ho fatto niente di più” sosteneva.
Questo libro inizia come un gioco, dopo l’incontro con Negrito ( titolo di rispetto). In questa raccolta ci sono racconti reali e altri inventati di sana pianta. C’è in essi un realismo magico che richiama Garcia Marquez. C’è la mia anima da emigrante “Portavoce sano di luoghi immaginari”. “La mia memoria è una raccolta disordinata di viaggi ed emozioni”. E l’emozione nutrita da schegge di divertimento ha reso davvero speciale la serata. Ricca di suggestioni narrative regalate a piene mani da un mimo, attore, direttore artistico, capitato come un delizioso elfo da Milano in quel di Bugnins. Da Ferrin. In sinergia con il periodico “Il Ponte”.
Incontri: Graziano Ganzit e Fabiola
Franco Falzari, scrittore e poeta di Camino al T e Fabio Mariuzza, astrofilo
con Milton
Franco e Milton
Mirella Setini e Milton