“Se questo è un bambino”
«Quando finisce Covid?»
Cosa può rispondere, un adulto, a un bambino che fa questa domanda, oggi, 15 marzo 2021?
Si, a un bambino, lo stesso che la mattina veniva baciato dal sole e poi andava a scuola e poi a nuoto o a calcio o a danza e incontrava i suoi amici, ci giocava insieme, rideva, si sporcava e sbucciava le ginocchia sulle altalene e sugli scivoli?
Mi sembra di parlare di un tempo lontano o, semplicemente, di poco più di un anno fa.
A quello stesso bambino, oggi, è vietato giocare – anche se i giochi ai parchi, e da tanto, sono sigillati da nastri rossi e bianchi – ma anche di uscire da casa. Seduto, fermo, cameretta, compiti, Dad, sono il suo pane quotidiano.
«Dove ridono, oggi, i bambini?»
Problema risolto: NON RIDONO PIÙ
Nel 1945, Primo Levi scriveva “Se questo è un uomo”.
Oggi, potrebbe scrivere “Se questo è un bambino”, pur in circostanze diverse e, di sicuro, più leggere.
SE QUESTO È UN BAMBINO… che farà, da oggi, di nuovo a casa, davanti a uno schermo, o a tanti schermi?
Vietato è il verbo più gettonato.
No alle feste di compleanno con gli amichetti, al cinema per vedere il nuovo film d’animazione, alle recite di Natale a scuola, alla piscina, alla partita di calcio, a danza e al movimento più naturale.
E’ stato dentro le bolle divisorie nelle scuole quando, invece, gli insegnamenti principali derivano dalla condivisione, dal rapporto umano e dalla socialità.
Eppure, un bambino ha diritto ai giochi, alla gioia, agli amici, a correre, a cadere e a rialzarsi, a cantare, a fare lo stupidino.
Sìììììììììììì, altrimenti, come fa a imparare?
Qualcuno lo chiama eroe. O, è meglio vittima?
Ecco, l’adulto deve essere sincero e dire questo ai bambini, quando chiedono: «Quando finisce Covid?»
Lo deve fare, oggi. Dicendogli la verità ovvero che nemmeno lui lo sa. Ma con un abbraccio, due, mille, per dargli la serenità di cui ha bisogno.
Perchè, dopo aver fatto tutto per bene, sempre con la mascherina addosso, nascosto il sorriso e la bocca sdentata, rinunciato agli abbracci di nonni, amici e maestre, mangiato sul banco, senza toccare niente nè alcuno, ecco, da oggi ricomincia: a stare a casa.
No, non è questo il destino.
Di nessun grande.
Di nessun piccino.
Certo, è necessario, per difesa personale e collettiva. C’è un pericolo invisibile e trasparente che si annida nell’altro, nelle cose, nel proprio respiro.
Il Lockdown 2020 vedeva bandiere sventolare sui terrazzi, colorate di “Andrà tutto bene”.
Faceva sentire aria di vacanza, di primavera, di famiglia, di unione possibile, in un tempo più rilassato.
Tanto, sarebbe durato qualche giorno, e basta!
Oggi, questo è normalità, insieme alla lista di NON.
«Ma quando finisce il Covid?» lo voglio sapere anche io.
Lo chiedo, oggi, nel primo giorno in cui la mia regione, Friuli Venezia Giulia, è tinta di rosso.
Rosso, uguale Lockdown.
Primo Lockdown 2021
pierina gallina
Elena Monego
graze a te per dare voce ai pensieri di tante persone.. ❤️Gli abbracci quelli non mancano e non mancheranno mai❤️❤️❤️