CASTELMONTE, CIVIDALE DEL FRIULI, Gubane VOGRIG con ANDOS di Codroipo – 15 marzo 2015 - Pierina Gallina news

CASTELMONTE, CIVIDALE DEL FRIULI, Gubane VOGRIG con ANDOS di Codroipo – 15 marzo 2015

 Associazione Nazionale Donne Operate al seno ( ANDOS) di Codroipo a Castelmonte, con Abaco Viaggi

                                     

Il santuario della Beata Vergine di
Castelmonte
(Madone di Mont in
friulano, Stara Gora ossia “monte antico” in Sloveno) si trova nel comune di Prepotto (UD). Sorge a 618 m a
ridosso delle
Alpi Giulie, a 7 km da Cividale del Friuli. Le sue origini si collocano nel cristianesimo primitivo. Secondo quanto riporta una
tradizione attendibile, il luogo dove sorge il santuario, per la sua posizione
dominante tra le vallate del
Natisone e dello Judrio, era sede di una
guarnigione romana a difesa della città di Forum Iulii (oggi
Cividale del Friuli) dalle invasioni barbariche iniziate nel 400. Si
suppone che, in un primo momento, il luogo sacro consistesse in un piccolo
sacello scavato nella roccia e dedicato alla Madonna e a san Michele Arcangelo.

Il santuario nel 1469 fu distrutto da un
incendio scoppiato a causa di un fulmine che colpì il campanile; in
quell’occasione bruciò anche la statua lignea della Madonna. Il tempio fu
ricostruito nel
1479 e, all’interno, fu posata una nuova statua, in
pietra, raffigurante la
Madonna nera con bambino che, ancora oggi, adorna
l’altare maggiore.

Successivamente il santuario fu semidistrutto dai terremoti che devastarono
la zona nel
1511 e 1513 e venne prontamente
riedificato, abbellito ed ampliato.

 Nel 1913 l’allora arcivescovo di
Udine, mons. Anastasio Rossi, affidò la cura del santuario ai Frati Cappuccini.
Il primo custode cappuccino fu p. Eleuterio da Rovigo che vi giunse a 38 anni,
e vi morì nel 1935. Grazie al suo interessamento, il borgo di Castelmonte fu
raggiunto dalla rete elettrica (nel 1927), ottenne la scuola elementare e
l’ufficio postale. Durante la prima guerra mondiale il santuario si trovò
vicinissimo ai sanguinosi campi di battaglia. Il confine correva lungo il fiume
Judrio, che l’esercito italiano superò attestandosi sull’Isonzo. Dopo la rotta
di Caporetto, le cronache registrano un deplorevole episodio di profanazione
del santuario. Erano tempi disperati.

Al termine del conflitto, con la
ricostruzione riprese anche la vita religiosa. Memorabile il pellegrinaggio del
3 settembre 1922, quando la statua venne incoronata.

 Durante la seconda guerra mondiale,
Castelmonte venne fatta due volte bersaglio dei cannoni tedeschi. Tra la fine
degli anni ’40 e gli anni ’80 del secolo scorso il complesso assunse la
configurazione attuale.  Il terremoto del
maggio e settembre 1976 squassò il Friuli causando mille morti. I frati di
Castelmonte proposero un pellegrinaggio al santuario, per propiziare la
ricostruzione materiale e morale di quelle terre. Da allora l’8 settembre di
ogni anno vede migliaia di devoti, guidati dall’arcivescovo di Udine, salire a
piedi lassù per ringraziare la Madre di Dio e implorarne la protezione. Numerosi
sono gli
ex voto collocati nei
corridoi dell’edificio che ospita il santuario, segno di una devozione popolare
sempre alta.

                                                    Pellegrinaggi

Il santuario è frequentata meta di pellegrinaggi non solo per le genti
friulane, ma anche per quelle venete e per quelle della vicina
Slovenia. Il flusso dei fedeli, già dai tempi
dei
Longobardi e dei Franchi, era cospicuo soprattutto in giornate
particolari per devozione mariana come il giorno dell’
Annunciazione (25 marzo), dell’Assunzione (15 agosto) e della Natività di Maria (8 settembre).
Particolare rilievo aveva assunto in età longobarda la devozione all’
arcangelo Michele. È ancora tradizione, per la gente
friulana, effettuare il pellegrinaggio a piedi (e talvolta anche scalzi) partendo
da Cividale e seguendo la strada principale e le scorciatoie che portano al
borgo di Castelmonte. La strada è caratterizzata da
edicole sacre costruite nel 1864 (quelle originali
erano del
1600) contenenti raffigurazioni dei 15 misteri del rosario. Ai piedi delle edicole i pellegrini
sono soliti comporre delle piccole croci utilizzando i rami dei cespugli che
crescono nelle vicinanze.

LEGGENDA: È una storia che
tutti i genitori raccontano ai bambini prima o poi. Dicono:

«Un giorno il diavolo sfidò la Madonna.
Le si mise di fronte e propose: “Vediamo chi arriva per primo sulla cima di
Castelmonte. Chi vince avrà la città di Cividale”. La Madonna accettò la sfida
e volarono via da questo ponte…». E qui bisogna che il narratore si
interrompa, nonostante le proteste dei bambini.

 Si riprende dopo qualche chilometro, a metà
della salita al Santuario, in una località chiamata “Portici” davanti a un
sasso con una strana impronta. «La Madonna volò rapida in alto. Si appoggiò
solo una volta a metà monte su questo sasso che porta il segno del suo piede».
«E il Diavolo?». «Anche lui spiccò il volo…».

La terza puntata si racconta al
Santuario, scendendo dritti dritti nella cripta dove un arcangelo Michele di
legno schiaccia un diavolo così nero e cattivo – mezzo vampiro e mezzo
pipistrello – da suscitare quasi simpatia. «…Anche il Diavolo salì
velocemente, ma all’atterraggio trovò la Madonna che era già arrivata e stava
ad aspettarlo.                                       

Sconfitto, andò a sprofondarsi
nell’inferno aprendo la voragine chiamata “bùse del Diàul” [buco del Diavolo],
che ancora oggi si può vedere sul vicino monte Spich.

Probabilmente, questa leggenda è nata
dagli spaventi provocati dalle invasioni barbariche, quando le orde passavano
veloci, seminando danni e terrore. È una storia rassicurante: i buoni che
abitavano qui hanno vinto, e qui sono rimasti.

   

                                            Cripta

                                                    ex voto

                                              Omaggio per tutti

                               Presidente Andos Codroipo – Nidia Dorio con l’autista Stefano

                                                  Nidia Dorio con Celso Tubaro

                                                Cividale del Friuli

                                    

Ponte del Diavolo con la
suggestiva vista sul Natisone, che la leggenda vuole costruito dal diavolo in
cambio dell’anima del primo passante. La tradizione vuole che i cividalesi non
fossero stati in grado di costruire un ponte sul Natisone in un punto
considerato troppo pericoloso. Allora ricorsero all’aiuto del diavolo, che
promise di risolvere il problema in cambio dell’anima del primo che avesse
attraversato il ponte. I cittadini accettarono questa condizione e il diavolo
costruì rapidamente il ponte facendosi aiutare da sua nonna diavolessa, che
portò nel suo grembiule il grande masso che sta al centro del fiume, tre le
arcate. I cividalesi però non erano sciocchi: facendo attraversare il ponte ad
un cane ingannarono il diavolo, che dovette accontentarsi dell’anima
dell’animale.

                                              Municipio

                                                  Duomo

                            Stabilimento della gubana Vogrig: interno, con spiegazione del signor Vogrig

                               

Con degustazione dei prodotti Vogrig, a conclusione di una bella giornata in Friuli.

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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