Festa della donna al castello Giol 2018
11 marzo 2018: Festa della Donna – con ABACO VIAGGI – al Castello Giol a San Polo di Piave.
Giove Pluvio inclemente non ha scalfito la voglia di stare bene insieme delle 110 donne provenienti da Trieste, Udine, Mestre, Padova, Belluno riunitesi a Oderzo per la visita guidata e poi al Castello Papadopoli Giol di San Polo di Piave per una elegante e allegra giornata. Servite e riverite come autentiche castellane.
La giornata è iniziata con la visita di Oderzo, la seconda città più porticata d’Italia, dopo Bologna. 20mila abitanti, è città d’arte e archeologica.
Il nome deriva dal latino Opitergium che a sua
volta deriva dal venetico Opterg, ovvero “Piazza del mercato”.
Grande, già intitolata a Vittorio Emanuele II,
una delle più famose piazze del Veneto per la particolare forma a
palcoscenico, e fa da sfondo a numerose iniziative culturali: tra queste anche
la prima puntata del Maurizio Costanzo Show registrata all’esterno del Teatro
Parioli nel 1997. Nella parte orientale della piazza è tracciata una curva a
forma di otto: comunemente chiamata “la meridiana“, in realtà funge da calendario grazie
all’ombra del pinnacolo centrale del Duomo. Su Piazza Grande si affacciano il
Duomo di san Giovanni Battista, il Torresin, la Loggia Comunale, il Torresòn ed
altri edifici storici, tra cui il Palazzo Saccomani e lo storico Caffè
Commercio.
San Polo di Piave (Tv)
San Polo di Piave ha 5mila abitanti. La Pieve di San
Polo rappresentò un’isola territoriale soggetta al patriarca
di Aquileia, in quanto localizzata
lungo il tragitto che egli percorreva
per raggiungere Pavia, capitale del regno Longobardo.
di Venezia.
paese divenne sede di un piccolo feudo
assegnato a un capitano di ventura marchigiano, Cristoforo
da Tolentino, che combatté sotto la Serenissima. Estintasi la sua discendenza, nel 1506 la
contea fu assegnata ai Gabrieli, i quali vi rimasero per 300 anni. Fu acquistato dapprima dai
Vivante, banchieri veneziani di stirpe ebraica,
quindi dai Papadopoli e, dopo la grande guerra, tutte le proprietà vennero acquistate dai Giol . Solo nel
1971 la vasta proprietà venne smembrata tra gli ex mezzadri.
CASTELLO GIOL
vecchia Inghilterra nella campagna trevigiana. Villa Papadopoli Giol, infatti, è
una originale costruzione in stile neogotico, che si può ammirare anche dalla
strada.
intitolata ai precedenti proprietari. I Papadopoli erano dei ricchi
commercianti di Corfù che alla fine del 1700 si trasferirono a Venezia,
dove in breve tempo diventarono tra i
personaggi più ricchi e influenti. In terraferma si resero protagonisti di molti
investimenti tra cui il feudo di San Polo di Piave, dove iniziarono a
ristrutturare un palazzo preesistente, per loro di modeste dimensioni. Si
trattava di una rocca del 1400.
dell’edificio avvenne nel 1865, ma il vero e proprio restyling e ampliamento in
chiave neogotica del palazzo risale al periodo tra il 1880 e il 1890. Diversi
architetti e progettisti vennero interpellati per la ristrutturazione tra cui
anche Giuseppe Jappelli, l’autore del caffè Pedrocchi a Padova. Alla fine però il progetto più convincente fu quello del torinese Giovan Battista Ferrante che propose un radicale
adattamento in stile neogotico, in quel momento era di gran moda in
tutta Europa il gotic revival. L’interno
del palazzo venne decorato con sfarzosi arredi, numerose opere d’arte e all’esterno
venne realizzato un grandioso parco con laghetti, peschiere e cascatelle
d’acqua. Nel 1902 Villa Papadopoli Giol
fu la location da favola per il matrimonio di Clotilde Vera Papadopoli con il
conte Gilberto Arrivabene Valenti Gonzaga, uno spettacolare matrimonio con
invitati illustri da tutta Italia, tra cui anche la regina Margherita
di Savoia.
Ma pochi anni dopo la situazione economica della famiglia Papadopoli peggiorò
notevolmente, scoppiò la prima guerra mondiale e Villa Papadopoli Giol venne
usata come caserma dagli austriaci e bombardata dagli italiani. Nel 1919 i Papadopoli, a causa dei debiti,
furono costretti a vedere e il palazzo che venne acquistato da Giovanni
Giol. Figlio di contadini, partito poverissimo da Vigonovo di
Fontanafredda, aveva fatto fortuna in Argentina diventando uno dei più grandi
produttori di vino. Finita la prima guerra mondiale, tornò in Italia e acquistò
numerosi terreni e anche Villa Papadopoli che sistemò dai danni che aveva
subito durante la guerra per farne la sua residenza. Negli anni ’20 e ’30 Giovanni Giol fu un
fervente sostenitore del fascismo, podestà locale e organizzò proprio a villa
Papadopoli un grande raduno fascista il 14 settembre del 1927.
Oggi la villa è usata come location per matrimoni ed eventi. Dall’esterno si
può ammirare quello che è il retro del palazzo, il vero ingresso è dalla parte
del giardino.
affascinante con i finestroni gotici, gli alti pinnacoli, le due torri
quadrate, le finestre all’inglese bow window.
del 1427, la più antica d’Italia
Le Antiche Cantine Giol sono un luogo di straordinario
impatto emotivo, collocato nel cuore del paese.
L’architettura, le dimensioni, i particolari ornamentali, le tecniche di
costruzione, tutto questo si colloca all’interno di una cornice di tigli e
glicini secolari costeggiati da un ruscello d’acqua sorgiva in cui trovano il
loro habitat trote e gamberi di fiume.
Un complesso non intaccato dal tempo che
custodisce interni sorprendenti e suggestivi.
La spiegazione appassionata del proprietario, Vittorio Carraro, figlio di Luisa Giol, ha reso l’idea di ciò che ci vuole per produrre un vino biologico e lavorarlo secondo la tradizione pluricentenaria.
Dalle sue parole è emersa la passione e l’amore della sua famiglia per l’azienda e la storia che ne racconta le vicende.
IL PRANZO … non poteva essere migliore. Bellissimo tovagliato bianco, sedie rivestite, centrotavola con fiori gialli e nastro di raso giallo, anche a rifinire i tovaglioli e il rivestimento delle sedie. Uno spettacolo da vivere. Una signora mi ha detto, con gli occhi luccicanti “Mi fate vivere una favola. Sono emozionata”. Parole più belle di queste non le avrei immaginate!
Festa della Donna – edizione n° 33 – ha salutato le signore e signorine che ne hanno fatto parte con l’emozione di un incontro atteso.
Con
il “Grazie” a:
Irene, Chiara, Mariangela, collaboratrici Abaco,
Corrado,
motore entusiasta e amorevole del Castello Giol,
Lucio e Francesco, voci
e note di fisarmonica donate a ugole spiegate, come felici vele sul mare, in un giorno di vento gentile.
E a tutte le meravigliose donne che ne hanno firmato la storia.
bella davvero,
il tuo corpo
pieno di botte,
di un armadio
in discarica,
ormai non ha valore
è stato di tutti
non merita più l’amore.
sei bella,
bella davvero,
speri una carezza,
sola,
fossi
ventre di tua madre.
davanti alle pantere umane
che entrano, entrano, entrano
pochi giorni davanti
la paura e la voglia
essere portata via,
c’è sempre luce,
il lupo non ti giudica,
non ti dice più
non vali niente.
sei bella,
bella davvero
le fessure della paura
perfino a inventare
virgola di sole.