VILLE GALLARATI SCOTTI e CONTARINI a Pasquetta 2017 con Abaco Viaggi – Ville e giardini storici (Pd)
Ho trascorso una Pasquetta insolita e rilassante, a contatto con la natura e un bel gruppo, a Villa Gallarati Scotti a Fontaniva (PD), dal 1925 è monumento nazionale.
Non c’è una data certa di costruzione . E’ stata, piuttosto, costruita nei secoli. Ha ospitato personaggi illustri quali Cadorna e Benedetto Croce. E’ stata abitata da due famiglie imparentate: Orsatto, famiglia nobile, con Fabrizio appassionato di libri e che già nel 1800 parlava di omeopatia e Cittadella Vigodarzere, con Antonio e i figli Federico, Maria, Aurelia. Gli attuali proprietari, nipoti di Aurelia, figlia di Antonio Cittadella Vigodarzere, abitano l’ala laterale della villa.
E’ una quinta
teatrale la cui platea è la villa. Parco romantico, sembra attributo a Japelli, progettista del caffè Pedrocchi. E’ alimentato dall’acqua della Roggia Frona, il terreno è ricco di argilla e di ampolle acquifere. E’ un salotto all’aria aperta. C’è anche la torretta come
osservatorio e laboratorio del figlio di Antonio che voleva sconfiggere la
grandine. Ci sono molte
stradine, montagnole, che appaiono come naturali. Si trovano qui la Convellara japonica , erba a ciuffo che in autunno viene pettinata, rose di 250 anni che profumano di acqua di rose.
Alberi: Gestroemia di San Bartolomeo, datata 100 anni, tigli, tanti carpini da cui deriva il verbo scarpinare, tasso, dal
legno flessibile ideale per gli intarsi dei mobili e dalle bacche velenoso, cedro del Libano
del 1847, cresciuti molto grazie all’ acqua. Conifere chiamate così per la forma a cono utile a far cadere la neve. Le loro radici superficiali vengono protette da una paciamatura o copertura di foglie
diverse, di platino faggio, carpino, portate dall’ uomo ma sono attaccate spesso dalla
processionaria. Cipresso, usato anche nei cimiteri perchè non ha radici e non alza le tombe. Prende il nome dal principe Ciparisso che il Dio Apollo trasformò in albero dopo che egli, per errore, aveva ucciso il cervo dalle corna d’oro. Pianta Gingopiloba, non ha aghi, fa il seme nudo come le pigne e nessun fiore.
Si sa se è femmina solo dopo 25 anni ed è l’unica pianta che resiste agli incendi
e all’inquinamento. Platano
bianco che vive benissimo vicino alle rogge e ha foglie che non si distruggono mai. Il Cipresso della palude ha
radici che escono dal terreno. Il Faggio rosso, in zona massonica, domina da dietro
la villa. L’ippocastano fa la castagna selvatica per i cavalli. Si trovano inoltre farnie, faggio
pendulo, querce italiane, la betulla, albero della saggezza. In betulla è stata costruita la croce in piazza Venceslao a Praga. Betulla liliodendro tulipifera con fiori
a tulipano. Sofora japonica
pendula dalla crescita lenta.
Oratorio riservato solo a famiglia del 1664 e
poi rimaneggiato. Stile neogotico fiorito, in pietra bianca di Vicenza. Viene usato per la messa per i defunti
sepolti. Si trova all’ ombra della pianta della morte o tasso dalle bacche velenose. Ci sono anche piante di limoni usate come riserva di vitamina C. C’è anche l’Isola
dei conigli dove questi si riproducevano e diventavano cibo per i proprietari che si recavano con la barchetta a prenderli.
VILLA CONTARINI a PIAZZOLA SUL BRENTA (Pd)
E’ una delle più grandi ville del Veneto.
di galleria.
piazza principale di Piazzola sul Brenta (Padova), porticata e semicircolare.
costruire il corpo centrale della villa. Il nucleo centrale, che si deve
probabilmente all’architetto Andrea Palladio, fu successivamente inglobato
nell’ampliamento della fine del Seicento voluto da Marco Contarini, dando al
complesso l’attuale aspetto barocco.
1852 da parte della ricca famiglia imprenditoriale dei Camerini di Castel
Bolognese portò alla sistemazione attuale, con ampi interventi di restauro e
veri e propri rifacimenti.
parco all’inglese che la caratterizza a settentrione, oltre 40 ettari con
peschiere, laghetti e viali alberati.
sviluppano dal corpo centrale. Copre una superficie di 6.000 m² per un totale
di 144 ambienti.
conchiglie, con il soffitto e le pareti adornate di vere conchiglie. Le due ali
parallele della villa si suddividono in varie sale comunicanti, affrescate con
temi biblici, mitologici, scene di caccia, mosaici e giochi prospettici per lo svago
degli ospiti. Un passaggio nell’ultima sala permetteva di raggiungere
l’emiciclo dove erano situate le stanze degli ospiti. Parte delle sale furono
restaurate o decorate ex novo nell’Ottocento.
e le sale arredate nell’Ottocento dalla famiglia Camerini, che volle dotarsi di
alcune comodità come il bagno e l’ascensore.
attraverso la sala del pozzo, mentre nei sotterranei si estendono le cantine.
l’originale auditorium che, con la soprastante “sala della musica”,
detta anche “della chitarra rovesciata”, va considerato un vero e
proprio teatro sonoro dalle caratteristiche acustiche uniche. Dall’ingresso
principale si entra nel grande auditorium, la sala più grande del complesso, il
cui soffitto si apre al centro.
circolare sul pavimento, in corrispondenza del centro della volta del
sottostante auditorium. La musica, eseguita dagli orchestrali posti sulle
balconati aggettanti, aveva così modo di amplificarsi grazie al controsoffitto
di legno, costruito come la cassa armonica di una immensa chitarra, fluendo poi
attraverso il foro per spandersi nell’auditorium.
completato dai due parterre di impostazione formale e da un vasto parco
retrostante, di quaranta ettari, ricco di piante secolari, con un piccolo lago
che ospita numerose specie animali.
suggestive variazioni scenografiche, apprezzabili percorrendo gli ombrosi
viali, con un laghetto, tempietti, chalet, peschiere e ghiacciaia.
Una poesia-dedica è sempre gradita e ringrazio il signor Adelchi per averla pensata e scritta in rima.