x Il Paese maggio 13: Bentornato Nonno Giorgio!
Giorgio. E un cognome: Napolitano.
in pensione. Aveva salutato tutti con affetto ma anche con sollievo. Lo si
capiva dall’espressione stanca e dal tono delle sue parole.
di starsene tranquillo, a godersi la sua Clio?
bambini litigiosi, disposti a lotte gladiatorie pur di strappare una macchinina
ad un altro. non volevano condividere i loro giochi con nessuno. E giù a
litigare per ogni cosa. Incapaci di andare d’accordo e ancor meno di cercare
soluzioni al di là del loro naso.
dovuto farsi carico c’era l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ma,
nella rosa dei candidati, tutti super
anta suonati, quello no, per carità, l’altro peggio, l’altro aiutooooo. In perfetto stile rocambolesco, tra tiri mancini e franchi tiratori, la
fumata nera si stava carbonizzando. Che
fare?
al mitico Giorgio che, per fortuna, ha risposto “Sì”. “Fffffiu” che sollievo!
iniziato subito a puntellare un Paese cui era stato sbandierato un miracoloso cambio generazionale nella politica. Con tanto
di addio al vecchiume e dintorni.
assistito alla più imbarazzante supplica rivolta ad un Anziano.
stragrande maggioranza degli italiani lo ha implorato di non andare in pensione
e di essere ancora Presidente della
Repubblica. Il colmo è che a chiederlo
sono stati gli stessi che avevano protestato contro l’età pensionabile a 65
anni. Ebbene, quest’uomo, che si
stava preparando finalmente a fare il nonno, si è sentito scongiurare di riporre i pacchetti regalo per i nipoti, di
recarsi di nuovo alla sua scrivania, per occuparsi, prima di tutto, di uno stuolo di strapagati
Peter Pan.
poppanti, almeno una cosa sono riusciti
a fare. Alzare la manina per dirgli “ Caro Nonno Giorgio, pensaci tu che quello lì continua a
picchiarmi e io non ho coraggio di dire ciò che penso”. Ed eccolo, il caro nonno, tra una ninna nanna
e una tirata d’orecchi, rimboccarsi le maniche e modulare giuramenti e
riunioni, mettendo insieme talenti e speranza per confortare un’ Italia claudicante e malconcia.
rottamazione: meno male che ci sei nonno Giorgio!
custodire ancora nel palmo della mano questa Repubblica!
la poesia e la santità. E a decantare la propria bellezza come un Narciso
passato di moda, la cucina come passaporto per il fumo più che per
l’arrosto, l’eleganza in fondo alla busta di lustrini adesivi.
eterna bambina anche lei, da non
accorgersi di avere il viso firmato da
rughe e profonde occhiaie. Di essere sì una bella Signora ma, forse, non la più
bella del mondo. Di non capire che la creatività, i santi, i poeti vivono anche
altrove. In luoghi dove il piatto, di certo meno sofisticato, è pieno di cibo
vero e non servito alla mensa dei poveri.
a gridare il proprio diritto al lavoro.
centellinare i desideri.
Presidente, siamo tutti sulla stessa barca, noi italiani.
che superiamo anche questa” non sappiamo
diventare adulti e non ce la facciamo a fare a meno dei Vecchi.
nonno Giorgio!